Italian Rock Art

ITA:

L'arte rupestre in Italia

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English
Words and Images by Martin Gani

Italian art was not born in Renaissance Florence, nor did it take root in Roman times, it began in Valcamonica, an isolated valley in the north of Italy, some 10,000 years ago. Around the township of Capo di Ponte no fewer than 300,000 engravings embellish no fewer than 24,000 rocks; no other location in Europe has so much rock art. UNESCO, impressed no end, declared the area a world heritage site back in 1979.

The highest concentration of these pre-historic artworks is found at the Naquane National Park, which has five colour-coded routes that guide the visitor through numbered rocks giving the overall sensation of travelling through huge spans of time. These petroglyphs tell fascinating stories of daily life, language and technology as they evolve down the millennia as well as narrating endless tales of mystery, adventure, rituals and divinity.

The time travel begins with the orange route ushering the way into the park and suddenly rocks 54, 67, 49 and 50 give the first glimpses of etchings stretching back to the Stone Age. The numbering follows the chronology of each rock’s modern discovery, not its real age. Rocks 50 and 99 may be minutes away but the inscriptions they bear are 1,000 years apart. The former shows North Etruscan writing used during the first millennium BC mixed with animals, including a horse - which supports the theory that this animal first appeared in Italy during the 8th century BC – plus dwellings, crude human sketches and a ladder. The latter surprises us with Latin words. The three lines of Roman inscriptions on Rock 99, dated 16 BC, signalled the end of these early Italians and their rock art.

The Antiquarium, a restoration and display room next to Rock 1, houses a slab showing a group of people with slender, tapering limbs holding shoulders who seem to be wearing astronauts’ helmets. It fired the imagination of many: were these extra-terrestrials on a short visit to Stone-Age Italy? Or are we witnessing an initiation rite?

Overnight success after ten thousand years

The existence of the Camunni, the people who left their mark on these smooth rocks, remained hidden till 1914 when a traveller, Gualtiero Laeng, gave news of it in his book Guida d’Italia. Soon scholars began roaming the valley hunting for more rock art. The site was declared a national park in 1955 stretching over an area of 35 hectares. The first serious, chronological study of the engravings was undertaken by Emmanuel Anati, who founded the Camunni Centre for the Study of Pre-Historic Art in 1964, based in Capo di Ponte.

In 1983 UNESCO commissioned the centre to expand their studies to other countries and continents. Anati’s team collected, archived and analysed material as old as 50,000 years from 160 countries worldwide; at a recent international meeting held in Capo di Ponte, Anati commented, ‘Primordial art reveals the undomesticated human spirit and allows us to see the roots of thought processes through which human beings discover, assimilate and rationalise their natural and social environment. ‘What can we today learn from these etchings? The human needs have not really changed much,’ Anati continued. ‘All we need to do is put them into a modern context and we see that out lives now, as then, are dominated by sex, family, food, bank account and a territorial entity: a country.’

Italian
Translation courtesy of Andrea Antonioni

L'arte Italiana non è nata nella Firenze rinascimentale e neppure si è radicata al tempo degli antichi romani, è iniziata nella Valcamonica, una valle isolata nel nord dell’Italia, circa 10.000 anni fa. Intorno alla cittadina di Capo di Ponte più di 300.000 incisioni decorano più di di 24.000 pietre; nessun’altro posto in Europa ha così tanta arte rupestre. L’UNESCO, profondamente impressionato da ciò, ha dichiarato l’area patrimonio dell’umanità sin dal 1979.

La concentrazione più alta di opere d’arte preistoriche si trova nel Parco Nazionale di Naquane, che ha cinque itinerari con- trassegnati da un codice colorato che guida il visitatore attraverso pietre numerate dando la sensazione generale di viaggiare attraverso lunghi periodi del tempo. Questi pietroglifici raccontanto storie affascinanti della vita quotidiana, della lingua e della tecnologia mentre si evolvono lungo i millenni oltre a narrare storie senza fine di mistero, avventura, di rituali e di divinità.

Il viaggio nel tempo inizia con l’itinerario color arancio che ti porta dentro il parco e all’improvviso le pietre 54, 67, 49 e 50 danno un primo assaggio delle incisioni che risalgono all’età della pietra. La numerazione segue la cronologia di ogni scoperta moderna della pietra, non la sua reale età. Le rocce 50 e 99 possono situarsi ad una distanza di pochi minuti una dall’altra ma le iscrizioni che mostrano sono distanti 1.000 anni le une dalle altre. La prima mostra la scrittura degli Etruschi del Nord durante il primo millennio AC misto alla raffigurazione di animali, incluso un cavallo – che rinforza la teoria che questo animale è apparso per la prima volta in Italia durante l’8vo secolo AC – oltre ad abitazioni, semplici disegni umani e una scala. La seconda ci sorprende con parole Latine. Le tre righe delle iscrizioni Romane sulla pietra 99, datata 16 AC, segnalano la fine di questi primi italiani e la loro arte rupestre.

L’Antiquarium, una stanza di restauro e di mostra vicino alla Pietra 1, contiene una lastra che mostra un gruppo di persone con magre e lunghe membra, che sorreggono spalle le quali sembrano portare elmetti di astronauti. Questo ha acceso l’immaginazione di molti: erano extra terrestri durante una breve visita in Italia nell’età della pietra? Oppure stiamo osservando un rito di iniziazione?

Successo repentino dopo dieci mila anni

L’esistenza dei Camunni, una popolazione che ha lasciato tracce su queste rocce liscie, è rimasta nascosta fino al 1914 quando un viaggiatore, Gualtiero Laeng, ne ha dato notizie nel suo libro Guida d’Italia. Presto gli eruditi hanno iniziato a vagare nella vallata, cercando di ritrovare altri esempi di arte rupestre. Il sito è stato dichiarato parco nazionale nel 1955 estendendosi su un’area di 35 ettari. Il primo studio serio e cronologico delle incisioni è stato intrapreso da Emmanuel Anati, che ha fondato il Centro Camunni per lo Studio dell’Arte Preistorica nel 1964, situata a Capo di Ponte.

Nel 1983 l’UNESCO ha commissionato al centro di estendere gli studi ad altri paesi e continenti. La squadra di Anati ha raccolto, archiviato e analizzato materiale risalente a 50.000 anni fa da 160 paesi in tutto il mondo; in un recente incontro internazionale tenuto a Capo di Ponte, Anati ha commentato, ‘L’arte primordiale rivela lo spirito non addomesticato dell’uomo e ci permette di vedere le radici dell’evoluzione dei processi del pensiero attraverso il quale gli esseri viventi scoprono, assimilano e razionalizzano il loro ambiente naturale e sociale. ‘Cosa possiamo imparare oggi da queste raffigurazioni? Le necessità umane non sono veramente molto cambiate,’Anati ha continuato. ‘Tutto ciò che dobbiamo fare è di metterli in un contesto moderno e vediamo che le nostre vite, come allora, sono dominate da sesso, famiglia, cibo, conto corrente e una entità territoriale: un paese.’

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