Sizing up to 2006

| Fri, 01/27/2006 - 05:20
Stefano Rossini steps up to the scales and hopes to see the same weight he had on the 23rd of December, before the onslaught of Christmas and New Year feasts, but at the same time looks forward in 2006 and measures up the situation facing Italians as the political elections of April approach. As usual some key phrases are translated at the end of the article

Quando la bilancia(1) ritorna al peso del 23 dicembre, allora e solo allora si può dire che le feste natalizie siano finite e si sia usciti indenni(2) dal grande carosello decembrino. Dalla vigilia di Natale sino all’Epifania è un continuo pranzo con parenti, amici, conoscenti, colleghi e di nuovo parenti, amici e conoscenti e ancora e ancora. E a gennaio ci si prende una pausa per smaltire. Nulla da eccepire(3), le festività si caratterizzano proprio dagli incontri e dalla buona tavola, ma 14 giorni di grandi pasti ininterrotti sono effettivamente duri da digerire!

Oltre alle delizie culinarie(4), le festività di Natale sono una bella occasione per incontrare amici lontani, parenti che vivono fuori e rivedere “vecchie facce”(5) ormai dimenticate. In Italia, infatti, si dice: “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”(6) a significare che per queste feste tutti tornano a casa. L’incontro con chi vive e lavora fuori è sempre un’ottima occasione per scoprire cosa il mondo pensa dell’Italia e cosa di questi pensieri è vero oppure no. Tra quattro chiacchiere(7) che si mescolano ad un buon bicchiere di Brunello di Montalcino portato da un caro amico che studia e lavora tra Siena e Barcellona, si scopre, ad esempio, che la Spagna, in pieno boom economico, vede l’Italia come un paese conservatore e attaccato alle tradizioni cattoliche. Che ironia della sorte!(8) E pensare che questa era l’immagine che fino a un decennio fa noi italiani avevamo della Spagna. E mentre loro, grazie a Zapatero e ad una società giovane e dinamica, corrono verso il futuro, noi sembriamo in pieno stato confusionale, continuamente bacchettati(9) da cardinali e papi.

Dopo il referendum sulla procreazione assistita, consultazione in cui la chiesa è scesa in campo(10) (oggi in Italia non si può non usare questa espressione traslata dal linguaggio sportivo dal presidente del consiglio Berlusconi) l’Italia ha perso molta credibilità politica e a tutti è sembrato che la Chiesa avesse riconquistato un potere perso ormai dai tempi del processo a Galileo. Poi, però, proprio all’inizio di questa settimana tutti i principali quotidiani hanno riportato i risultati di un sondaggio dell’Eurispes che evidenzia come i cattolici italiani siano lontani dalle posizioni del Vaticano. Secondo quando sondato dall’Eurispes gli italiani avrebbero detto sì ai pacs(11), sì al divorzio e all’aborto, dimostrando di rendersi conto di vivere nel 2006.

Come si può spiegare questa discrepanza? C’è una risposta, semplice e cristallina. La stessa data da altri amici e conoscenti che vedono l’Italia da fuori. Con questa tesi concordano un collega giornalista olandese e un altro danese, un conoscente che lavora in Inghilterra e un altro in Spagna: gli italiani sono individualisti e - un po’ - menefreghisti(12). Se si tratta di difendere il proprio orticello(13) siamo tutti in prima linea a spada sguainata, ma quando si deve discutere di grandi problemi sociali, tutti fanno spallucce(14) e nessuno ha voglia di farlo. E infatti la procreazione assistita tocca una piccola parte della popolazione (l’unica che ha votato insieme a qualche spirito sociale), mentre un probabile referendum sull’aborto e il divorzio vedrebbe un coinvolgimento maggiore.

Questo è in parte lo stesso problema che ci immobilizza sul mercato del lavoro: nessuno va d’accordo e ognuno lavora per sé. Se sì tratta di piccolo artigianato e di bottegucce(15) tradizionali nessun problema, ma per affrontare i grandi colossi europei allora il discorso cambia. Un altro detto (oggi siamo in tema di proverbi) afferma: “Le società si fanno dispari, tre sono troppi”, quindi, per esclusione, le società si fanno da soli. Si lavora per sé e non ci si fida degli altri, a maggior ragione se non sono compaesani. Sembra che anche dietro i grandi problemi di alta finanza riguardanti l’Unipol e le scalate bancarie ci fossero antichi dissapori tra toscani e romagnoli. Di fronte a questo campanilismo aggressivo e stolido, la reazione di chi vede le cose da fuori è spesso incredula.

(1) bilancia: scales
(2) indenne: undamaged
(3) nulla da eccepire: to have not an objection
(4) delizie gastronomiche: gastronomic delights
(5) vecchie facce: literally old faces, it means “old fellows”
(6) Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi: Christmas time must be spent with the family (Easter with whoever you want)
(7) chiacchiere: chats
(8) ironia della sorte: it means “irony” in its wrong result meaning
(9) bacchettato: figurative, to be blow with a stick
(10) scendere in campo: to take to the field. This expression often is used in politic.
(11) PACS: civil union
(12) menefreghista: person who couldn’t care less (in Roman vernacular: “non me ne può fregare de meno”!)
(13) orticello: little garden
(14) fare spallucce: to shrug something off
(15) artigianato e bottegucce: craftsmanship and little shops

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